7 post per la parte riguardante il post in oggetto, Enzo Mari ed il gioco per Danese.
L’oggetto semplice impedisce di trovarsi tra le mani un significato ben preciso e permette invece, la capacità di dare nuove funzioni e inesauribili spunti da parte di chi lo riceve.
E’ formato da sagome ritagliate con un solo taglio continuo, in un’unica lastra di legno di uno spessore che permetta progressive relazioni di gioco.
Si tratta di una scomposizione in puzzle dell’universo naturale, mondo degli animali o dei pesci.
Ogni frammento del puzzle ha la sua vita autonoma che resterebbe incompleta se però non si incontrasse con gli altri. Questo sta a significare una sorta di fratellanza tra animali e tra pesci, creando una matrice dalla quale questi vogliono scollarsi e a cui vogliono tornare dopo l’avventura nelle mani del bambino.
Ma l’aspetto che più mi colpisce oltre alla genialità della composizione dell’oggetto è il ragionamento che vi è dietro.
E’ per questo che Mari ricerca attraverso le immagini il massimo del significato che la forma possa esprimere, rifiutando un approccio descrittivo ma giocando su elementi sufficienti a rendere riconoscibile la figura e ad accoglierne i caratteri individuali, per esempio ogni animale è individuato da elementi di caratterizzazione ( le gobbe del cammello, il collo lungo della giraffa).
Descrivere attraverso delle immagini, dei disegni dei concetti complessi è stato per me una sorta di gioco.
Un fumetto di una matita in viaggio, raccontava le sue esperienze alla scoperta del mondo delle proporzioni.
Credo che oltre ad un metodo di rappresentazione per noi adulti, il fumetto delle matite, come il gioco delle favole e quello dei sedici animali, potrebbe catturare la fantasia e la voglia della scoperta di un bambino, di come la bellezza aurea si trovi nelle cose che più ci circondano quali gli elementi naturali, fino agli oggetti di design. In questo modo si imparerebbero nuove cose, divertendosi.
Il resto è demandato alla fantasia e alla ricerca del lettore.
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