4 post da presentare e suddiviso in 2 parti a tema e 1 o 2 pack, poiché 1 o 2 sono stati i pack presentati ed apprezzati a lezione
chiave n.: 5. Lambretta
relazione ed integrazione tra il tema della chiave e l'esperienza di un corso di design?
risposta: veicolo post-bellico in ferro etc e HMB su ES in carta e cartone.
come? perché entrambi sono utilizzabili dall'uomo? no ma: " Come la storia della Lambretta anche la storia del mio Handmade Book “Ettore” posso dire è stata lunga e travagliata...
... Dunque come per la Lambretta, la cui progettazione ha impiegato anni di duro lavoro e ricerche, perché si aspirava al meglio possibile, anche il mio Handmade book “Ettore” ha impiegato un po’ di tempo per essere realizzato" quindi non parliamo affatto di design, bensì si tratta di un POSTULATO (in matematica e in filosofia, proposizione non dimostrata e non dimostrabile che viene ammessa come vera, in quanto necessaria ai fini di una dimostrazione filosofica o scientifica) e si dichiara: "io ho faticato e loro hanno faticato". Ciò non è parlare di design, anche correre o nuotare può comportare sforzo.
Inoltre parlare di design non vuol dire nemmeno esprimere solo giudizi sull'esperienza condotta: Mi piace-non mi piace, mi ha-non mi ha interessato, oppure come qui è espresso: " si è riusciti a portare a termine il lavoro con un risultato in fin dei conti abbastanza soddisfacente"
Non è nemmeno un giudizio. cosa significa? funziona-non funziona? si apre-si chiude, si può mettere in tasca e la Lambretta invece no? si può infilare in un porta-oggetti della Lambretta?
non posso accettarlo come valido non c'era nessun obbligo di trattare la chiave n 5. ce ne erano molte su Sottsass, Olivetti, etc.
zero post
L’idea
di creare un mezzo di trasporto economico per le classi operaie subito dopo la
guerra nasce nel 1944 quando le forze alleate liberano Roma dall’occupazione nazista. Ferdinando
Innocenti si ispira agli scooter Cushman
importati in Italia dagli americani, nei quali intravede il futuro. Per
lui lo scooter è una rivelazione. Si rende subito conto di poter impiegare
molte delle parti già prodotte dalla sua fabbrica nella realizzazione di scooter.
Il primo prototipo della Lambretta – Esperimento O – viene portato a termine
in alcuni mesi, ispirandosi alla forma di un siluro dal design robusto e funzionale.
Nessuno sa perché Esperimento
O non andò mai in produzione. È possibile che Ferdinando Innocenti
abbia voluto migliorare gli aspetti estetici e tecnici del suo primo scooter. O forse, con il caos sollevato
dalla guerra, il progetto semplicemente non ebbe successo.
Verso la metà del 1946, quando la Piaggio
sta già sfornando la Vespa, in
attesa dell’uscita del nuovo scooter,
i PR cominciano a proporre diverse alternative per il nome e a calcolarne il
prezzo di vendita, che sarà alla portata di tutti: 135.000 Lire. E visto che Esperimento
2 non può essere un nome appropriato per uno scooter, i pubblicitari decidono di chiamarlo ‘Lambretta M’ – dove ‘M’
sta per motorscooter e Lambretta dal fiume Lambro su cui si affaccia la
fabbrica che la produce.
Ma che aspetto ha, dunque, la primissima Lambretta? La carrozzeria posteriore è
stata rimossa per mettere in evidenza il telaio, formato da tubi che il
serbatoio e il vano portaoggetti posizionati dietro, sotto la sella. Anteriormente,
un piccolo paragambe lascia ampio spazio per i piedi del guidatore e protegge
dagli elementi atmosferici. Il motore è monocilindro e la sospensione posteriore si affida
semplicemente a un paio di molle elicoidali sotto la sella. Per quanto riguarda
gli altri accessori non si bada a spese: sotto la sella troviamo uno spazioso
vano portaoggetti che può essere chiuso a chiave, oltre a un pulsante per il
fanale anteriore, finiture cromate e un piccolo misurino per calcolare la
giusta quantità d’olio da aggiungere al carburante. Chi è
I dettagli circa le caratteristiche tecniche e
meccaniche della Lambretta vengono tenuti sotto stretto riserbo. Nell’ottobre
1947, la Innocenti riesce a produrre un limitato numero di Lambrette
per stuzzicare l’appetito degli impazienti venditori. Finalmente, agli inizi
del 1948, la produzione si lancia in piena attività e l’azienda comincia a
produrre 50 scooter al giorno .
Ma che aspetto ha, dunque, la primissima Lambretta? La carrozzeria posteriore è
stata rimossa per mettere in evidenza il telaio, formato da tubi che il
serbatoio e il vano portaoggetti posizionati dietro, sotto la sella. Anteriormente,
un piccolo paragambe lascia ampio spazio per i piedi del guidatore e protegge
dagli elementi atmosferici. Il motore è monocilindro e la sospensione posteriore si affida
semplicemente a un paio di molle elicoidali sotto la sella. Per quanto riguarda
gli altri accessori non si bada a spese: sotto la sella troviamo uno spazioso
vano portaoggetti che può essere chiuso a chiave, oltre a un pulsante per il
fanale anteriore, finiture cromate e un piccolo misurino per calcolare la
giusta quantità d’olio da aggiungere al carburante. Chi è disposto a spendere
un po’ di più, può comprare un secondo sedile da mettere dietro, o un sellino
per bambini, un parabrezza in plexiglas e una speciale scatola in legno dove
mettere lo scooter quando lo si vuole trasportare. La Lambretta è il migliore
esempio di veicolo motorizzato prodotto in Italia nel dopoguerra. Paragonata
agli altri ciclomotori del tempo, data l’attenzione ai dettagli e l’estetica
estremamente moderna, la Lambretta appartiene a una categoria
a parte. Ogni suo aspetto– dal telaio al motore alle caratteristiche tecniche –
è integrato esteticamente dando origine a una linea aggraziata ancora inedita
per il design italiano. E per rendere
la Lambretta
ancora più accattivante, il team Innocenti decide di offrire il
piccolo scooter in sei colori “pastello”: grigio, avorio, azzurro, rosso e
amaranto. Sono ancora un passo avanti rispetto alle altre aziende
motociclistiche italiane – consapevoli che la gente vuole poter scegliere tra
una gamma di colori.
Come la storia della Lambretta anche la storia
del mio Handmade Book “Ettore” posso dire è stata lunga e travagliata.
Non
pochi sono stati in fatti gli ostacoli da affrontare: una prosa troppo prolissa
nel raccontarne il processo creativo, abbondanza di giudizi troppo personali,
cattiva presentazione del progetto, ecc…
Il tema
era realizzare un libro fatto a mano che raccontasse del maestro Ettore
Sottsass, ed io , che di lui ho molto studiato, volevo poterne
raccontare tutto.
Tutto sembrava importante, ma il tutto è difficile da raccontare.
Dunque come per la Lambretta, la cui
progettazione ha impiegato anni di duro lavoro e ricerche, perché si aspirava
al meglio possibile, anche il mio Handmade book “Ettore” ha impiegato
un po’ di tempo per essere realizzato e pubblicato. Solo, infatti, dopo un
lungo e paziente lavoro di correzione da parte della docenza (Prof.ssa Cecilia Polidori corso di design
a.a. 2011-2012 , facoltà di Architettura di Reggio Calabria) qualche
ramanzina e un po’ di attenzione in più da parte mia si è riusciti a portare a
termine il lavoro con un risultato in fin dei conti abbastanza soddisfacente.
Bibliografia
testo e immagini:
http://www.lambretta.com/
http://www.lambrettaclubitalia.it/news.asp?id=28
http://ceciliapolidoritwincedesign3.blogspot.com
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