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la foto di fondo

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo, agosto 2011


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domenica 20 maggio 2012

**** BRUNO MUNARI, ARTISTA E DESIGNER - non valido come tema-chiave


 2 post pubblicati.
zero post a questo, quindi non valido come argomento-chiave.  Il soggetto di questo post, già discusso nella lezione n 12 del 10 maggio, avrebbe dovuto trattare le integrazioni tra il tema scelto e l'esperienza, o parte di essa, acquisita nel corso.
La semplice immagine di cose prodotte, senza alcun commento non è quindi sufficiente.






"Un oggetto di design, più qualità ha, cioè più risposte dà alle varie funzioni, e più ha successo". B.M.


Questa risposta data a Marco Meneguzzo durante uno dei loro colloqui ,  rappresenta in sintesi il messaggio contenuto nel libro "Artista e Designer" scritto da Bruno Munari nel 1971. In questo testo egli cerca, infatti, di analizzare il rapporto tra due aspetti culturali, quali l'Arte e il Design. In un primo momento ritiene necessario identificare con certezza il tema trattato e realizza una veloce analisi dell'evoluzione storica del concetto proprio di Arte, scegliendo di dar voce ai maggiori esponenti culturali di varie epoche, i quali dibattono sul significato di quest'ultima e sulla bellezza. Munari mette, quindi, a confronto pensieri filosofici anche molto lontani tra di loro, sia nello "spazio" che nel "tempo", per mostrare che concetti così fuggevoli non si prestino a facili e veloci interpretazioni, nè si possano definire e schematizzare in senso assoluto. Da qui prende le mosse la vera e propria argomentazione, ossia il dualismo Artista-Designer. Egli confronta le due figure partendo dal rispettivo bacino d'utenza. Il quadro complessivo che vien fuori dalla descrizione dell'artista è di un professionista che lavora per un'elite, la quale condiziona la sua produzione in quanto è portavoce di gusti e preferenze dettate dal relativo livello culturale. Il processo creativo è quasi sempre individuale, identificando un proprio stile, il quale verrà perpetuato e declinato in tutti i contesti in cui egli opererà. L'artista realizza il pezzo unico, il quale è caricato di significati filosofici, politici, sociali, e le tecniche utilizzate sono quasi sempre segreti del mestiere che in nessuno caso devono essere rivelati. L'artista rischia di rimanere incastrato, però, nel meccanismo del mercato che non permette la sperimentazione, in quanto fortemente legato ad un'immagine riconoscibile e, per questo, rassicurante. E, quindi, anche se l'artista opera attraverso la fantasia, resta legato a scenari immaginari e per questo, irrealizzabili.
Parallelamente egli confronta a questo modello quello del designer, offrendo una descrizione delle caratteristiche che quest'ultimo dovrebbe avere, e l'approccio corretto alla progettazione. Egli deve rivolgere la propria attenzione alle reali esigenze della comunità e per ottenere i risultati necessari è importante che lavori in gruppo (Munari stesso si circonda di persone specializzate in varie discipline in base al progetto che deve realizzare), per cui non ha uno stile definito e il prodotto deriva da un procedimento logico volto alla risoluzione del problema progettuale: materiali adatti, tecniche, sperimentazione, componente psicologica, costo e funzione.



L'estetica ricercata è quella della logica, perchè l'oggetto deve rispondere principalmente ad esigenze funzionali.
Il designer, grazie al suddetto lavoro di gruppo, non ha l'interesse spasmodico di apporre la propria firma al prodotto realizzato (mi viene in mente, a tal proposito, un'intervista di Enzo Mari nella quale egli sottolinea lo stesso principio e ricorda il progetto del vaso Ecolo che l'acquirente costruiva da solo e su cui poteva applicare la sua firma). Non esistono i segreti del mestiere, in quanto le sperimentazioni effettuati sia sui materiali che sulle tecniche, devono essere rese pubbliche per costituire un patrimonio di conoscenze che sia accessibile a tutti. A questo punto Munari sottolinea la dicotomia più importante: il prodotto finale. Da un lato si ha il pezzo unico, come precedentemente detto, dall'altro si ha l'intenzione di realizzare oggetti che siano multipli (Ora X, Flexy, Doppia Sfera, Aconà biconbì, Tetracono), prodotti industrialmente e che abbiano un prezzo secondo il loro valore e la loro funzione. Passaggio fondamentale è la riflessione sulla creatità, caratteristica che muove il designer nell' ideazione, ed è definita come capacità produttiva che combina la fantasia e la ragione, per cui il risultato è sempre realizzabile. Per concludere, anche il designer ha un sogno, il quale però non è il museo, massima realizzazione dell'artista, ma è vedere esposti i propri prodotti ai mercati rionali!








I Multipli




Essi sono oggetti a due o più dimensioni progettati per essere prodotti in serie, allo scopo di comunicare un messaggio estetico per via visiva. I multipli non sono copie di un originale, ma ognuno è un esemplare uguale agli altri. Essi sono costruiti col materiale più adatto e con la tecnica più giusta.
Un esempio: Ora X, ideato per la serie nel 1945, e prodotto da Danese nel 1963; esso è un orologio a variazione cromatica, dove le sfere sono semidischi colorati trasparenti, coi colori primari.




Ora X , 1945

Doppia Sfera, 1963
Aconà biconbì, 1961-65










Flexy, 1968
Tetracono, 1965













Bibliografia:

Bruno Munari, Artista e Designer, ed. Laterza, Bari, 1971.
Marco Meneguzzo, Bruno Munari, ed. Laterza, Bari, 1993.
Beppe Finessi, Su Munari, ed. Abitare Segesta, Milano, 2002.


Riferimenti immagini:
http://www.amazon.it/Artista-designer-Economica-Laterza-Munari/dp/8842064394

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