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zero post a questo, quindi non valido come argomento-chiave. Il soggetto di questo post, già discusso nella lezione n 12 del 10 maggio, avrebbe dovuto trattare le integrazioni tra il tema scelto e l'esperienza, o parte di essa, acquisita nel corso.
La semplice immagine di cose prodotte, senza alcun commento non è quindi sufficiente.
"Un
oggetto di design, più qualità ha, cioè più risposte dà alle varie funzioni, e
più ha successo". B.M.
Questa
risposta data a Marco Meneguzzo durante uno dei loro colloqui , rappresenta in sintesi il messaggio contenuto
nel libro "Artista e Designer" scritto da Bruno Munari
nel 1971. In questo testo egli cerca, infatti, di analizzare il rapporto tra
due aspetti culturali, quali l'Arte e il Design. In un primo momento ritiene
necessario identificare con certezza il tema trattato e realizza una veloce
analisi dell'evoluzione storica del concetto proprio di Arte, scegliendo di dar
voce ai maggiori esponenti culturali di varie epoche, i quali dibattono sul
significato di quest'ultima e sulla bellezza. Munari mette, quindi, a confronto
pensieri filosofici anche molto lontani tra di loro, sia nello
"spazio" che nel "tempo", per mostrare che concetti così
fuggevoli non si prestino a facili e veloci interpretazioni, nè si possano
definire e schematizzare in senso assoluto. Da qui prende le mosse la vera e
propria argomentazione, ossia il dualismo Artista-Designer. Egli confronta le
due figure partendo dal rispettivo bacino d'utenza. Il quadro complessivo che
vien fuori dalla descrizione dell'artista è di un professionista che
lavora per un'elite, la quale condiziona la sua produzione in quanto è
portavoce di gusti e preferenze dettate dal relativo livello culturale. Il
processo creativo è quasi sempre individuale, identificando un proprio stile,
il quale verrà perpetuato e declinato in tutti i contesti in cui egli opererà.
L'artista realizza il pezzo unico, il quale è caricato di significati
filosofici, politici, sociali, e le tecniche utilizzate sono quasi sempre segreti
del mestiere che in nessuno caso devono essere rivelati. L'artista rischia
di rimanere incastrato, però, nel meccanismo del mercato che non permette la
sperimentazione, in quanto fortemente legato ad un'immagine riconoscibile e,
per questo, rassicurante. E, quindi, anche se l'artista opera attraverso la
fantasia, resta legato a scenari immaginari e per questo, irrealizzabili.
Parallelamente
egli confronta a questo modello quello del designer, offrendo una
descrizione delle caratteristiche che quest'ultimo dovrebbe avere, e
l'approccio corretto alla progettazione. Egli deve rivolgere la propria
attenzione alle reali esigenze della comunità e per ottenere i risultati
necessari è importante che lavori in gruppo (Munari stesso si circonda
di persone specializzate in varie discipline in base al progetto che deve
realizzare), per cui non ha uno stile definito e il prodotto deriva da un
procedimento logico volto alla risoluzione del problema progettuale: materiali
adatti, tecniche, sperimentazione, componente psicologica, costo
e funzione.
L'estetica
ricercata è quella della logica, perchè l'oggetto deve rispondere
principalmente ad esigenze funzionali.
Il
designer, grazie al suddetto lavoro di gruppo, non ha l'interesse spasmodico di
apporre la propria firma al prodotto realizzato (mi viene in mente, a tal
proposito, un'intervista di Enzo Mari nella quale egli sottolinea lo
stesso principio e ricorda il progetto del vaso Ecolo che l'acquirente
costruiva da solo e su cui poteva applicare la sua firma). Non esistono i segreti
del mestiere, in quanto le sperimentazioni effettuati sia sui materiali che
sulle tecniche, devono essere rese pubbliche per costituire un patrimonio di
conoscenze che sia accessibile a tutti. A questo punto Munari sottolinea la
dicotomia più importante: il prodotto finale. Da un lato si ha il pezzo
unico, come precedentemente detto, dall'altro si ha l'intenzione di
realizzare oggetti che siano multipli (Ora X, Flexy, Doppia Sfera, Aconà
biconbì, Tetracono), prodotti industrialmente e che abbiano un prezzo secondo
il loro valore e la loro funzione. Passaggio fondamentale è la riflessione
sulla creatità, caratteristica che muove il designer nell' ideazione, ed
è definita come capacità produttiva che combina la fantasia e la ragione, per
cui il risultato è sempre realizzabile. Per concludere, anche il designer ha un
sogno, il quale però non è il museo, massima realizzazione dell'artista, ma è
vedere esposti i propri prodotti ai mercati rionali!
I
Multipli
Essi sono
oggetti a due o più dimensioni progettati per essere prodotti in serie, allo
scopo di comunicare un messaggio estetico per via visiva. I multipli non
sono copie di un originale, ma ognuno è un esemplare uguale agli altri. Essi
sono costruiti col materiale più adatto e con la tecnica più giusta.
Un
esempio: Ora X, ideato per la serie nel 1945, e prodotto da Danese nel
1963; esso è un orologio a variazione cromatica, dove le sfere sono semidischi
colorati trasparenti, coi colori primari.
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Ora X , 1945 |
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Doppia
Sfera, 1963
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Aconà
biconbì, 1961-65 |
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Flexy,
1968 |
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Tetracono,
1965
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Bibliografia:
Bruno
Munari, Artista e Designer, ed. Laterza, Bari, 1971.
Marco
Meneguzzo, Bruno Munari, ed. Laterza, Bari, 1993.
Beppe
Finessi, Su Munari, ed. Abitare Segesta, Milano, 2002.
Riferimenti
immagini:
http://www.amazon.it/Artista-designer-Economica-Laterza-Munari/dp/8842064394
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