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zero post a questo, quindi non valido come argomento-chiave. Il soggetto di questo post, già discusso nella lezione n 12 del 10 maggio, avrebbe dovuto trattare le integrazioni tra il tema scelto e l'esperienza, o parte di essa, acquisita nel corso.
Il breve resoconto della realizzazione di un pack ha quindi scarse affinità con la produzione di E M per Danese.
La Danese
Ditta che
si definisce di "produzione, edizione d'arte, edizioni per bambini";
Rinnovatasi nel 1957 ( prima si chiamava DeM, ciòè Danese e Meneguzzo), la Danese
aveva già tra i suoi collaboratori Franco Meneguzzo, ceramista, pittore
e produttore di oggetti in ceramica, Bruno Munari, il quale inizia la
sua collaborazione con il Portacenere cubico, e di lì a poco, avrebbe cooptato
anche Enzo Mari, designer.
Con
l'incontro con la Danese quest'ultimo inizia una produzione sperimentale
interessata all'utilizzo di materiali poveri e di tecniche industriali.
"Nel 1958 Bruno Munari
parla di me a Bruno Danese, che viene a trovarmi. Sintonia immediata: è un
giovane della mia età, curioso, appassionato. È grazie a quell’incontro
fortunato che la mia vocazione ha la possibilità di esprimersi, e tramutarsi in
un lavoro a tempo pieno: per
Danese, dall’inizio degli anni Sessanta ai Settanta, sviluppo una sessantina di
progetti messi regolarmente in commercio. Mezzo secolo dopo, una decina lo sono
ancora e c’è chi li considera dei “classici”".
E.M., 25 modi per piantare un
chiodo, ed. Mondadori, Milano, 2001.
Il Portacenere Borneo, prod. Danese, 1966
Il portacenere è un'applicazione
esatta di stampaggio, forma semplice è percettivamente qualificata non tanto
dall'eccentrico e dalla zona obliqua di spegnimento, quanto dal minimo
gradiente inclinazione sul bordo-appoggio.
"Nel 1966 fumo due
pacchetti di sigarette al giorno e decido di progettare un portacenere perfetto
e definitivo. Deve contenere comodamente quaranta mozziconi, essere stabile,
afferrabile con una sola mano, facilmente lavabile, possedere un bordo idoneo
all’appoggio della sigaretta e un’area che ne faciliti lo spegnimento. Tra i
primi schizzi e le fasi intermedie di progettazione passa un anno, durante il
quale continuo a chiedermi che senso abbia realizzare uno strumento perfetto
per un vizio.
Il giorno in cui ricevo il primo esemplare
del Borneo,
smetto di colpo di fumare."
E.M., 25 modi per piantare un chiodo, ed. Mondadori, Milano, 2001.
Vasi Camicia, prod. Danese, 1961
Semplicissimo
nella concezione ma di grande effetto, il vaso da fiori Camicia nasce
nel 1961. Di forme asciutte ed essenziali, il vaso si compone di un duplice
elemento: un cilindro di alluminio anodizzato opaco, senza fondo, sostiene e
avvolge un contenitore di vetro trasparente. Enzo Mari utilizza, quindi,
semilavorati industriali, intervenendo con semplici operazioni di macchina,
come il taglio verticale a tutta altezza sul rivestimento esterno in metallo
che lascia intravvedere su un lato il recipiente interno, dimostrando come un
gesto semplice apra orizzonti di sperimentazioni formali.
cm.Ø12x28H
Il contenitore da tavola Java, prod. Danese, 1965-68
Nel contenitore da tavola Java la definizione formale ruota attorno al
disegno della cerniera-maniglia, centro percettivo , ergonomico, funzionale
dell'intero progetto. La cerniera, elemento di congiunzione delle parti, è il
punto su cui si concentra, attraverso il controllo delle forme, la soluzione
del problema tecnico: ridurre i passaggi del ciclo di produzione. Già
individuato nella prima versione in PVC, viene risolto nel 1968 nella versione
in melammina, dove lo stampaggio ad iniezione realizza in un unico passaggio le
soluzioni risolte nel disegno.
"Nel 1968, Danese manda
in produzione la zuccheriera Java, nata tre anni prima come modello artigianale in Pvc. Si è deciso
di tradurla in oggetto industriale, in melammina stampata per alimenti, con il
sogno di mettere a punto uno standard contemporaneo:
perfetto e di larghissima
diffusione. Dev’essere un contenitore facile da afferrare, con
un coperchio che immagino di
fissare con una cerniera, cioè un congegno elementare composto da una serie di
anelli tenuti insieme da un perno. Mentre gli altri componenti della
zuccheriera li avrebbe stampati una macchina, quel piccolo perno sarebbe stato
inserito a mano da un operaio. È risaputo che esistono due condizioni di
lavoro:uno alienato e uno di trasformazione, riservato a un piccolo nucleo di
fortunati, gli artisti, gli scrittori, i poeti, gli scienziati… e i
progettisti. Disegnare quel perno per me significava posizionarmi senza fatica
nel campo migliore, ma costringere un operaio a ripetere lo
stesso gesto, ossessivamente, mille volte al giorno. Mi ribello al gioco delle
parti, cerco un’alternativa possibile e la trovo, progettando una nuova
cerniera, con tanto di brevetto d’invenzione di primo livello."
E.M., 25 modi per piantare un chiodo, ed. Mondadori, Milano, 2001.
Nell'acquisire materiali e processi, Mari sperimenta sempre nella forma;
l'idea di sfruttare operazioni elementari di lavorazione per risultati che abbiano
organica rispondenza morfologica con esse. La successione temporale: fornitura
del materiale (semilavorato), processo di lavorazione, risultato finito,
dev'essere confluente nell'integrazione progettuale.
Ho scelto di parlare del rapporto Danese-Mari, perchè mi ha incuriosito
l'interesse alla sperimentazione continua, che forse rappresenta una
delle caratteristiche fondamentali del loro progetto. Questo tema mi ha
stimolato nella realizzazione delle ultime esercitazioni prodotte durante
quest'anno, in quanto all'inizio tendevo ad avere un approccio rigido alla
progettazione, che non lasciava spazio alla possibilità di scoprire vie diverse
da quelle che avevo già percorso. Forse alla fine ho capito come la
realizzazione di un oggetto avvenga solo attraverso numerose prove e, appunto, sperimentazioni. Nello specifico, un progetto che mi ha impegnato molto è
stato quello del Packaging; nonostante
lo schema fosse standard e dovessi applicare ad esso una pelle, la
risoluzione della veste grafica mi ha richiesto molto tempo.
Per il prodotto finito ho scelto proprio Enzo Mari ed il suo libro per
l'infanzia L'uovo e la gallina, realizzato insieme alla moglie Iela. La
realizzazione dei Pack ruota intorno alla storia raccontata in maniera tanto
semplice quanto efficace solo da immagini significative.
Le tavole scelte per le facce dei Pack sono composte da pochi colori,
giallo, nero e solo un accenno di rosso, su cui si basa tutta la composizione
grafica di quest'ultimi.
Bibliografia:
Francois Burkhardt,
Perchè un libro su Enzo Mari, ed.
Federico Motta, Milano, 1997.
Renato Pedio, Enzo
Mari designer, Ed. Dedalo libri, Bari, 1980.
Enzo Mari, 25
modi per piantare un chiodo, ed. Mondadori, Milano, 2001.
Riferimenti
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